La storia

PALAZZO CONCINI

DUE SECOLI E UNA STORIA

Qui si è decisa la fortuna Medicea

Un Palazzo dalla storia antichissima e unica, legata a doppio filo con la grandezza politica della Firenze dei Medici, portata alla luce da un recente restauro.
Unica come la sua struttura, i cui livelli, giunti intatti fino a noi, fanno rivivere la Firenze del Duecento e del Cinquecento come una macchina del tempo. Situato nell’antico quartiere nobile della città , la prima famiglia a possederlo fu quella dei Bastari Rittafè, nel Duecento.

Dopo un poderoso ampliamento, nel Cinquecento il Palazzo divenne la residenza del Giureconsulto e Plenipotenziario di Cosimo I de’ Medici (1519-1574), ciò che oggi definiremmo un Primo Ministro. Parliamo di Bartolomeo Concini (1507-1578), il diplomatico più influente dell’epoca. Il suo operato fu decisivo al conferimento per nomina pontificia del titolo di Granduca a Cosimo I (1569). E la fondazione dell’Ordine dei Cavalieri di Santo Stefano (1561), la sua prima abile mossa verso il Granducato.

Tanto prestigio fece di Bartolomeo Concini il capostipite di una dinastia ai vertici dalla vita politica di Firenze fra Cinque e Seicento. Famiglia che arrivò a imparentarsi persino con gli stessi Medici. Suo figlio, Giovan Battista Concini (1532-1605), Cavaliere poi Commendatore e infine Gran Cancelliere dell’Ordine dei Cavalieri di Santo Stefano fu anche lui una figura di prim’ordine nella politica estera dei Medici.

La vita nelle sale cinquecentesche

Il piano terra racconta la vita cinquecentesca del Palazzo. L’ingresso attuale era un ampio cortile dove entravano le carrozze e i carri fino a costeggiare il sontuoso loggiato coperto antistante l’entrata principale. Adiacenti ai locali di rappresentanza, alcune sale erano destinate allo stoccaggio dei prodotti provenienti dalle fattorie di proprietà  dei Concini sulle colline nei dintorni di Firenze, dove si producevano vino e olio com’era in uso tre le nobili famiglie fiorentine.

Simboli di potere e ricchezza

Nell’ultima sala del piano terra spicca una preziosa Stufa in terracotta policroma del Settecento, realizzata all’epoca di Francesco Giuseppe de’ Medici possessore del Palazzo dal 1732.
L’Amorino affrescato sul soffitto ha nelle mani un carciofo e una coppa di vio, il cui significato è “nel vino la speranza” a protezione delle attività  agricole legate alla produzione del vino e dell’olio che dai Concini in poi ha favorito e arricchito la vita di Palazzo.

Sulle tracce del Duecento…

Il piano interrato è la preesistente abitazione del Duecento sulla quale, la parte cinquecentesca è stata edificata. Fu trasformata nel Cinquecento in ambienti per la servitù, con ben due cucine per garantire i servizi adeguati agli abitanti del Palazzo e ai loro prestigiosissimi ospiti. Nello spazio che un tempo ospitava la Sala da pranzo, nel ‘200 si apriva la porta d’ingresso, prima che tutte le strade esterne subissero l’innalzamento all’attuale livello stradale.

La lavanderia e il forno del ‘200

Una grande sala ospitava la prima cucina con funzione di Lavanderia.
Oggi sono ancora visibili il pozzo, il focolare, il piano in pietra per lavare, gli stipi dove si riponevano i saponi e la biancheria. Nella seconda Cucina, sull’architrave della bocca del forno (del XIII secolo) la croce ottagona scalpellata, è il simbolo dell’Ordine dei Cavalieri di Santo Stefano. Veniva impressa sul pane prima di essere infornato.

Vestigia romane tra le cantine

A margine dell’interrato si trova l’antica cantina che serviva per conservare il vino prodotto dai proprietari, venduto poi in fiaschi attraverso la “Buchetta di Vino” che un tempo si affacciava su via delle Seggiole.
Alcune arcate in pietra di questa area potrebbero risalire addirittura alla Firenze di fondazione romana (30-15 a.C.). Ricerche recenti hanno messo in evidenza, infatti, che l’edificio dorge in una zona prossima alle antiche mura romane.

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